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Padova Urbs picta

di Redazione
24 Lug, 2021
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Padova è da oggi nella World Heritage List dell’UNESCO con i grandi cicli affrescati del XIV secolo

Viene così riconosciuto l’eccezionale valore artistico e storico universale di Padova Urbs picta, con un insieme di capolavori realizzati tra il 1305 e il 1397 che hanno rivoluzionato la storia dell’arte, partendo da Giotto fino a Jacopo da Verona e passando per Guariento, Giusto de Menabuoi, Altichieri da Zevio e Jacopo Avanzi.

Cappella degli Scrovegni

Il ciclo di Cappella degli Scrovegni, realizzato fra il 1303 e il 1305, è il capolavoro ad affresco di Giotto meglio conservato al mondo e costituisce la massima espressione del genio creativo dell’artista, che in nessun altro luogo genererà un’opera d’arte di così alto pregio. Nell’ambito del sito seriale “I cicli affrescati del XIV secolo di Padova”, Cappella degli Scrovegni è il luogo in cui Giotto porterà a compimento le prime rivoluzionarie rappresentazioni dello spazio in prospettiva e approfondirà la rappresentazione delle indagini sugli stati d’animo dell’uomo, resi con realismo e sensibilità straordinari. Non si tratta solo di aspetti formali, ma di un modo differente di concepire la pittura, un cambio di visione epocale che segnerà un rinnovamento profondo nell’arte occidentale.  

La ricerca sulla spazialità di Giotto, che anticipa di oltre cent’anni la teorizzazione della prospettiva di Leon Battista Alberti, si riscontra in tutta la pittura della Cappella con visione tecnica ancora empirica e intuitiva.

La Cappella degli Scrovegni rappresenta una novità anche per la tipologia della committenza, borghese, privata e laica, del  banchiere Enrico Scrovegni, nonché per la ricerca sulla resa delle emozioni umane, il realismo con cui vengono rappresentati piante e animali, architetture, oggetti e tessuti che ci consegnano un’idea fedele di come doveva svolgersi la vita degli uomini nel Trecento. Con Giotto, inoltre, inizia un altro nuovo straordinario percorso, quello dell’attualizzazione e “laicizzazione” della storia sacra all’interno delle rappresentazioni artistiche, un percorso che continuerà e raggiungerà il suo pieno sviluppo negli altri cicli pittorici padovani del Trecento.

Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani

La chiesa dei Santi Filippo e Giacomo degli Eremitani documenta l’elaborazione dell’arte di Giotto da parte di Guariento di Arpo e Giusto de’ Menabuoi, in un arco cronologico che si estende dagli anni trenta agli anni settanta del secolo XIV. Essa, quindi, nell’ambito del sito “I cicli affrescati del XIV secolo di Padova”, rappresenta una vera e propria pagina di storia della pittura murale padovana del Trecento. 

Le ricerche spaziali compiute da Guariento nella Cappella maggiore nelle Storie dei Santi Filippo, Giacomo e Agostino, dipinte intorno al 1360, testimoniano il preciso studio dell’artista per la resa delle architetture, più complesse e articolate rispetto a quelle presenti nel ciclo di Giotto, con un’attenzione al particolare che conferisce al ciclo un nuovo effetto scenografico.  Una decina d’anni dopo, nella Gloria di Sant’Agostino con le Virtù e le Arti liberali nella Cappella Cortellieri, Giusto de’ Menabuoi orienta invece le proprie ricerche sul colore, che diviene elemento determinante nel creare la spazialità degli ambienti e la volumetria nelle figure, seguendo un aspetto a lui più affine della lezione giottesca. 

Le opere affrescate della chiesa degli Eremitani furono commissionate da alcune famiglie dell’aristocrazia padovana, legate alla Signoria dei Carraresi, con l’intento di ottenere delle cappelle private decorate e quindi riconoscibili all’interno di un edificio di culto pubblico. Un aspetto assolutamente innovativo e peculiare della chiesa degli Eremitani nell’ambito del sito “I cicli affrescati del XIV secolo di Padova” è la straordinaria presenza di una committenza femminile, quella della nobildonna Traversina Cortellieri a Giusto de’ Menabuoi per la cappella dedicata al figlio Tebaldo, cui seguirà, pochi anni dopo, quella di Fina Buzzaccarini per la decorazione del Battistero della Cattedrale al medesimo artista.