La Reggia di Caserta
La reggia di Caserta è una residenza reale, storicamente appartenuta ai Borbone delle Due Sicilie, ubicata a Caserta. Voluta da Carlo di Borbone, la posa della prima pietra, che diede l'avvio ai lavori di costruzione, si ebbe il 20 gennaio 1752, su progetto di Luigi Vanvitelli: a questo seguirono il figlio Carlo e altri architetti. La reggia venne conclusa nel 1845.
Il palazzo reale ha una superficie di 47 000 metri quadrati: la sua lunghezza è di 247 metri, una larghezza di 190 e un'altezza di 41; ha forma rettangolare con quattro cortili interni con angoli smussati di 45 gradi, ognuno con una lunghezza di 74 metri per una larghezza di 52; nel punto d'incontro tra i due bracci, dove, nel progetto originario, doveva sorgere una cupola, si trova una lanterna. I piani sono cinque: terreno, mezzanino, piano nobile, secondo piano e attico, oltre a un piano sotterraneo, illuminato tramite feritoie, che ospitava cantine, cucine e officine. Internamente sono dislocate 1 200 stanze, 34 scale, mentre le finestre sono 1742.
La facciata è realizzata in laterizi, travertino di Santo Iorio e marmi provenienti da Carrara, dalla Sicilia e dall'Italia meridionale: in particolare, il piano terra e il primo piano hanno un basamento in bugnato, il piano nobile e il secondo sono caratterizzati da semicolonne e lesene, le finestre dell'ultimo piano sono collocate all'interno di una trabeazione, mentre il cornicione è protetto da una balaustra. Lo stesso schema lo si ritrova nella facciata interna, con l'aggiunta di paraste intorno alle finestre del primo e secondo piano. Nel progetto originario erano previste, ai quattro angoli della facciata, quattro torri, poi mai realizzate, che avrebbero fatto somigliare il palazzo di Caserta al monastero dell'Escorial.
Le finestre della facciata principale sono 245 e tre ingressi: l'ingresso principale è caratterizzato, ai lati, da quattro basi, che avrebbero dovuto ospitare quattro statue mai eseguite raffiguranti Magnificenza, Giustizia, Clemenza e Pace, così come quella di Carlo III che avrebbe dovuto essere alloggiata nella nicchia sovrastante il portone principale, il quale risulta inquadrato in colonne binate, reca un'epigrafe con le date di costruzione della reggia e commemora la memoria di Carlo e Ferdinando IV.
Cappella palatina
La cappella palatina si trova all'interno della reggia di Caserta, anche se per accedervi non è necessario entrare negli appartamenti reali. La caratteristica della cappella palatina di Caserta, come del resto per quella di Versailles, è la pianta ad aula unica, contraddistinta da aperture laterali che consentono l'accesso al complesso e nel contempo danno luce all'interno della chiesa con un complesso sistema di aperture e colonne progettato dallo stesso Vanvitelli che contava di apporvi poi le statue dei santi protettori del Regno di Napoli, mai realizzate. Il soffitto e caratterizzato da una volta a botte cassettonata, fiancheggiata da due passaggi laterali in forme di matroneo che conducono alla sacrestia, dove oggi è stato allestito il Museo degli Arredi Sacri. L'uso del marmo è largamente presente sia nelle pareti, sia nella pavimentazione ad intarsio, con predilezione per il marmo di Mondragone. I dipinti interni vennero realizzati dall'ottantenne Sebastiano Conca.
Appartamento Murattiano
Il cosiddetto Appartamento Murattiano venne allestito in occasione della conquista francese del Regno di Napoli, agli inizi del XIX secolo, quando Gioacchino Murat dimorò nella reggia: gli ambienti sono tutti in stile neoclassico e le pareti tappezzate con sete di San Leucio. Parte degli arredi provengono dalla reggia di Portici. La Prima anticamera ha volta affrescata con Minerva invita Telemaco a partire da Itaca di Franz Hill, dipinto tra il 1814 e il 1815; alle pareti due tele raffiguranti Tornei davanti alla Reggia, di Salvatore Fregola del 1849. La camera da letto di Murat ha un letto a baldacchino, il quale venne disegnato da Leconte e presenta decorazioni in scudi e bronzo dorati. I mobili sono in stile Impero, francese e napoletano, tutti provenienti da Portici; tra le pitture alle pareti Il generale Massena, del 1808, e Giulia Clary e le figlie, del 1809, entrambi di Jean-Baptiste Wicar.
L'oratorio di Pio IX, già oratorio di corte, venne dedicato a papa Pio IX in occasione della sua visita alla reggia nel 1850, ospite di Ferdinando II. L'altare è stato progettato da Antonio Niccolini e realizzato tra il 1830 e il 1848, e sul quale è scolpita una raffigurazione della Vergine tra angeli e cherubini in marmo, di Gaetano Della Rocca. Il resto delle decorazioni della cappella sono di chiara ispirazione a Correggio e Pinturicchio: è custodito anche un ritratto di Pio IX, di Lorenzo Bartolini del 1847.
In una sala sono esposti oggetti a tema musicale, in particolare un secrétaire e un mobile a due ante che contengono al loro interno due organi a cilindro realizzati intorno agli anni venti del XIX secolo da Anton Beyer. Nelle altre sale sono raccolti modellini e meccanismi di giostre che Leopoldo di Borbone aveva fatto realizzare per il parco della Villa Favorita di Ercolano, dimora preferita d Maria Carolina.
Appartamento del Re
La Sala del Consiglio presenta nella volta Pallade premia le arti e le scienze per mezzo del Genio della Gloria, di Giuseppe Cammarano del 1814: tra il mobilio un tavolo neobarocco in porcellana di Sèvres dono di Napoli a Francesco II delle Due Sicilie per le nozze con Maria Sofia di Baviera. Segue il Salotto di Francesco II: particolare è una consolle con un ripiano in pietre dure realizzato nel Real Laboratorio di Napoli, su disegno di Gennaro Cappella. La camera da letto di Francesco II, in origine camera da letto di Murat, presenta al soffitto un affresco di Cammarano, Riposo di Teseo dopo l'uccisione del Minotauro, inquadrato in una sorta di arazzo dipinto, sostenuto con delle lance. Nella sala è conservato anche il letto a baldacchino che termina con le teste di Pallade e Marte, oltre a due Geni alati; tra gli altri elementi di arredo un tavolo che poggia su sfingi alate, una specchiera, una poltrona in mogano, una scrivania in legno rosa intarsiato e comodini a pilastro. Adiacente alla camera da letto è posta la stanza da bagno, in stile neoclassico, con vasca in granito decorata con figure leonine e toilette in marmo di Carrara, realizzata nel 1829; nella volta è un affresco di Cammarano, Cerere.
Appartamento della Regina
L'Appartamento della Regina è composto da quattro camere, arredate dalla regina Maria Carolina d'Austria durante gli anni 1780.
La stanza da lavoro ha volta affrescata da Antonio De Dominicis con Marte, Apollo, Giove e Mercurio, da cui pende un lampadario in bronzo dorato e legno con caratteristiche sculture di pomodorini simbolo della Campania Felix. Le pareti sono rivestite in raso giallo, mentre le specchiere provengono dalla Real Fabbrica di Castellammare. Si passa al salottino privato della regina chiamato Gabinetto degli Specchi: l'affresco del soffitto, La toilette di Venere, è opera di Fedele Fischetti. Il mobilio è opera di Gennaro Fiore e Bartolomeo Di Natale. Il Bagno della Regina è decorato in rocaille con festoni di frutta e fiori; alle pareti Nascita di Venere e Le tre Grazie, di Fedele Fischetti. La Sala dell'Età dell'Oro, che deve il nome dall'affresco al soffitto di Fedele Fischetti del 1779, era originariamente una camera da letto e trasformata in sala da ricevimento a metà del XIX secolo. La Sala delle Dame di Corte ha la volta affrescata con Il rapimento di Cefalo da parte di Aurora su un carro trainato da putti, di Fedele Fischetti e Filippo Pascale, mentre sulle sovrapporte e sugli specchi sono aggiunti ritratti di donne dell'antichità opera di Domenico Mondo, del 1781.
Teatrino di corte
Costruito in circa dieci anni, il teatrino di corte venne inaugurato nel 1769, diventando l'unico ambiente della reggia ad essere stato completamente ultimato, anche nelle decorazioni, da Luigi Vanvitelli. Ha una forma a ferro di cavallo con cinque ordini di palchetti; la volta presenta un affresco di Crescenzo Gamba, Apollo che calpesta il pitone, mentre il palcoscenico ha sfondo mobile in modo tale da potersi aprire direttamente sul parco.
Il Parco della Reggia
Il parco della reggia di Caserta fu progettato da Luigi Vanvitelli e completato dal figlio Carlo, a cui collaborarono diversi botanici: come modello ispirativo gli architetti si rifecero alla reggia di Versailles e al palazzo Reale della Granja de San Ildefonso. Suddiviso in giardino all'italiana e giardino inglese, il parco ha una superficie di 120 ettari per una lunghezza di quasi tre chilometri.
Il giardino inglese fu voluto dalla regina Maria Carolina su consiglio della sorella Maria Antonietta e del ministro inglese a Napoli Lord William Hamilton, seguendo la scia della moda illuminista che si diffondeva in quegli anni in Europa. Nel 1785 i reali approcciarono i primi contatti con il giardiniere e botanico inglese John Andrew Graefer: dopo aver accettato la proposta e trasferitosi a Caserta, iniziarono, nel 1786, i lavori, sovvenzionati con il patrimonio personale di Maria Carolina; nel suo genere fu uno dei primi giardini inglese a essere creato in Italia.
A Graefer, che abitò in un casino all'interno del giardino, fu affiancato Carlo Vanvitelli, che si occupava anche della reggia: il rapporto tra i due non fu tra i migliori. Il botanico inoltre viaggiò in tutto il regno per reperire nuove piante, riuscendo anche a ottenere sementi ed esemplari provenienti da Giappone, Cina e Australia, coltivandoli e creando specie ibride e rare: vennero piantumate piante esotiche come la camelia, per la prima volta in Europa e arrivata direttamente dal Giappone, e aloe, agave, acacia, banksia, tassi, cedro del Libano e l'albero della canfora. Inoltre Graefer, studiando la composizione del terreno, riuscì ad adattare i vari tipi di piante, sfruttando, per l'irrigazione, anche la rete di canali che utilizzavano l'acqua proveniente dall'acquedotto Carolino, integrandole alle scenografie delle rovine che furono ricreate artificialmente.
